Monumento dedicato all'incendio che divampò nella frazione a causa dei nazisti. La frazione era il nascondiglio di molti partigiani. 20 settembre 1944
L
a Cacciana è uno di quei luoghi in cui il fascismo non ha mai attecchito10: all’inizio del Novecento gli abitanti della frazione e di Fontaneto esaminavano la realtà sociale con gli occhi dell’intelligenza, convinti che i loro problemi quotidiani si potessero risolvere in modo definitivo soltanto in un quadro ben più ampio rispetto a quello locale. Così erano attratti dal socialismo nascente, dalla sua visione di un mondo aperto agli umili. In questo processo di avvicinamento agli ideali di libertà ha contato molto la presenza del dottor Umberto Caroncini, eccellente medico e uomo dalle solide conoscenze politiche. Alcuni dei maggiori esponenti del partito comunista in quegli anni hanno ripetutamente frequentato la piccola frazione, certi dell’antifascismo degli abitanti e della loro lealtà. Qui si rifugiavano volentieri i partigiani che, a partire dalla primavera del 1944, operavano nelle zone di Soriso, Gargallo, Boca e Maggiora. Da qui, seguendo il giovane compaesano Alessandro Boca (Andrej), dopo l’8 settembre molti ragazzi sono partiti per unirsi ai partigiani di Ciro e del Cino, per non doversi arruolare nella milizia nera.
L’aiuto fornito dagli abitanti della zona ai partigiani è noto ai più, inoltre era proprio dall’edificio della S. A. Molini Saini, situato molto vicino alla Cacciana, che uscivano notevoli quantità di farina, destinate ai reparti partigiani e alle popolazioni delle valli, punite per il loro comportamento indipendentista, con l’embargo di qualunque merce. Per evitare traffici clandestini, dietro preciso ordine del capo della Provincia Vezzalini, la Molini Saini veniva costantemente presidiata. Il 19 settembre 1944 una pattuglia della brigata Andrej attaccò il presidio, ritirandosi dopo avere catturato quattro militari, avendone ferito un quinto. Sarà proprio per rappresaglia a questa azione che il giorno seguente, il 20 settembre, le forze fasciste appiccheranno l’immane rogo alla Cacciana.
Vennero complessivamente distrutte 54 abitazioni e cascinali alla Cacciana, nove a Fontaneto, uno a Cressa. Nemmeno questo, però, riuscì a piegare gli abitanti, che non abbandonarono la loro terra e diedero subito inizio all’opera di ricostruzione.
Sopra il muro di una casa a fianco della chiesa, una lapide muraria con incisi i nomi delle famiglie sfollate dopo la distruzione, ricorda i tragici eventi del 20 settembre 1944. Proseguendo oltre la Chiesa, in via XX settembre, si trovano un cippo monumentale formato da grosse pietre e un dipinto murale, che ricordano l’incendio e la distruzione: monito per le generazioni future, che sono invitate a praticare quotidianamente la tolleranza e la solidarietà umana.